I Papi 530-606

ANNI DAL 530 al 606



BONIFACIO II, romano (530-532)


Già consacrato dal suo predecessore con il conferimento del proprio “pallio” (nda: letteralmente mantello, che nel medioevo si trasformerà in sinonimo di stendardo), l’arcidacono Bonifacio II, nativo di Roma fu eletto il 22 settembre del 530, ovvero lo stesso giorno della morte di San Felice IV, suo predecessore.
L’elezione avvenne nella basilica di San Giovanni in Laterano, ancora una volta in una sorta di frenesia contro il tempo, perchè nella basilica Giulia ( altrimenti detta di Costantino) si stava tentando un’ulteriore scisma con l’elezione di un papa diverso e contrapposto: il presule Dioscuro, di origini greche.
Il pontificato di Bonifacio fu molto breve e pochi furono gli atti e le notizie tramandate sul suo pontificato.
Sono state fatte solo alcune congetture sulle trame che avrebbero potuto portare allo scisma ed al decadimento dello stesso pontefice, tra le quali la sobbillazione da parte del Senato romano, molto più favorevole a Costantinopoli piuttosto che a Ravenna.
A dirimere alcune questioni ci furono però sicuramente gli eventi ed il corso della natura.
Dioscuro morì quasi subito dopo la sua elezione contrapposta ed i chierici e laici chiamati alla sua stessa elezione fecero ben presto ammenda, sottoscrivendo gli atti del concilio di “Simmaco“, secondo i quali appunto, il pontefice aveva diritto di nomina sul suo successore.
Subito dopo lo seguì Bonifacio II, il quale lasciò le terrene incombenze il 17 ottobre del 532 e le sue spoglie furono deposte nel sagrato di San Pietro.
Il nome di Bonifacio II non figura nè sul Martirologio Romano nè sul Calendario Universale. La Santità è riferita in particolar modo e per quanto riguardi il nome di un pontefice a San Bonifacio IV.


GIOVANNI II, romano (533-535)


Giovanni II fu consacrato il 2 gennaio del 533, dopo 77 giorni di “vacatio” , più che dal popolo cristiano o dai suoi rappresentanti, da una consorteria di poteri ed interessi capitanata da Amalasunta, madre di Atalarico, re degli ostrogoti insediatisi a Ravenna ed appoggiati dal senato romano.
Venne ritenuto che, Giovanni II sia stato il primo papa a dover cambiare il proprio nome di Battesimo, essendo egli nato come Mercurio, della famiglia romana dei Mercuriali di umili origini e quindi non consono alla più alta carica ecclesiastica.
Il suo breve pontificato non lasciò grandi tracce. Nemmeno il malaffare, voluto da Amalasunta, reggente in vece del re, riuscì ad imporre grandi cambiamenti.
Con la morte di Atalarico nel 534, il senato romano spostò la propria area di riverenza verso Bisanzio, a favore qundi, del neo imperatore Giustiniano ma non tanto per la sua ortodossia cattolica riconfermata, attraverso un editto imperiale, ad ulteriore conferma del dogma sulla SANTA TRINITA’, quanto per le regalie e prebende fatte recapitare alla nobiltà romana, proprio per far pendere diversamente l’ago della bilancia da occidente ad oriente.
Giovanni II morì il giorno 8 maggio del 535 e le sue spoglie furono sepolte nel sagrato di San Pietro.
Il suo nome non figura iscritto né sul Martirologio Romano né sul Calendario Universale dei Santi.

AGAPITO I, romano (535-536)

Sembra fosse imparentato con San Gregorio Magno e con San Felice IV. Egli stesso figlio del prete Giordano rettore della chiesa dei SS. Giovanni e Paolo sul Celio di Roma, il quale fu ricordato per essere stato trucidato durante lo scisma, in quanto seguace di Simmaco.
Agapito fu consacrato il 13 maggio del 535.
Il suo regno durò poco più di undici mesi ma pur non essendo stato artefice di grandi eventi, grandi eventi si svolsero in quei pochi mesi.
L’imperatore d’ oriente Giustiniano riuscì a conquistare la rimanente parte del medio oriente e gran parte dell’ Africa nord orientale, già regno dei goti.
Amalasunta, madre di Atalarico fu fatta assassinare (mediante strangolamento) da Teodato (principe ostrogoto, figlio Amalafreda, sorella di Teodorico) che diede così il pretesto a Giustiniano, di inviare il suo generale Belisario per dirimere le questioni, il quale dopo essere sbarcato e conquistato la Sicilia diresse le sue orde verso Napoli e da li si preparò a sferrare l’attacco finale a Roma che avrebbe inizialmente dovuto essere assediata.
Teodato non essendo preparato militarmente per le grandi battaglie riuscì però a costringere il pontefice, usando la “longa manus” imperiale, ad intraprendere un duro viaggio verso Bisanzio, al fine di riuscire a convincere l’ imperatore a desistere dalla sua impresa.
Agapito si sottomise e non avendo fondi per affrontare il viaggio impegnò alcuni arredi della basilica di San Pietro.
Giunto a Costantinopoli, Agapito fu accolto con tutti gli onori ma non riuscì a far desistere Giustiniano dai propositi di riconquista della penisola italica.
Durante il suo brevissimo soggiorno a Costantinopoli però una cosa riuscì a rimediare: un’ ulteriore sconfitta all’eresia monofisista, riuscendo a far allontanare il patriarca Antimo ( protetto dall’imperatrice Teodora) a favore dell’insediamento del patriarca Menas, di radice cattolico-romana.
Agapito, dopo le fatiche del viaggio si ammalò gravemente fino all’estrema conseguenza che accadde il 22 aprile del 536.
I suoi funerali furono volutamente di estrema sontuosità e la sua salma fu traslata a Roma per essere sepolta nel sagrato di San Pietro.
Agapito ( dal greco agapitos = amato, amabile) fu proclamato Santo e festeggiato il 28 aprile.

SILVERIO, di Frosinone (536-537)

Le ingerenze di imperatori, re e tiranni stavano diventando sempre più oppressive nei confronti dei pontefici, quali rappresentanti (nda: pseudo-democratici) del popolo, delle sue esigenze. Senza dimenticare che la figura del pontefice stava divenendo un’alternativa alle bramosie terrene ai contendenti di turno.
La Chiesa seppur spogliata da immense fortune, a causa di intercessioni e baratti in cambio della propria libertà, con i tanti invasori continuava a rappresentare un notevole centro di attrazione, dal punto di vista delle ricchezze.
Pertanto, è facile immaginare quanto sia stato grande l’interesse di tutti i potentati nel tentare di imporre la propria volontà sull’elezione al soglio, nel recondito desiderio di poter manovrare dall’ esterno chi più fosse stato accondiscendente e munifico nei confronti del suo “elettore”, dimenticando spesso che, la VOLONTA’ cristiana non ha mai tenuto conto delle sorti di un singolo cristiano, quanto questo fosse stato necessario alla sopravvivenza dell’intera comunità ( nda: un vecchio proverbio recita testualmente “morto un papa se ne fa un altro”).
Il primo papa ad essere stato direttamente e manifestamente nominato dalla tirannia fu Silverio, già figlio di papa Ormisda (514-523). L’ incoronazione avvenne il 1° giugno 536, in pratica non appena appresa la notizia della morte del suo predecessore Agapito, deceduto a Bisanzio.
Durante il suo breve pontificato potè solo subire le guerreggiate pretese di conquista territoriale e di potere tra l’ imperatore bizantino Giustiniano, attestato ormai alle porte di Roma con l’esercito di Belisario ed il re goto ( nda: ma ormai italico) Teodato che non vedeva l’ora di tornarsene a Ravenna.
Così come fu costretto a subire le trame dell’imperatrice Teodolinda (moglie di Giustiniano) che intendeva imporre la propria eresia monofisista dettatale da Antonio, patriarca di Costantinopoli.
Le conseguenze tragiche: Teodato fu assassinato mentre stava fuggendo da Roma e Silverio fu privato del proprio pallio, vestito di un semplice saio monacale fu esiliato a Patara in “Licia” ( regione a SO della penisola anatolica) e successivamente trasferito nell’isola di Palmaria (isola del Golfo di La spezia o più probabilmente nell’isola di Ponza), dove morì di stenti il giorno 11 (o forse il 22) novembre del 537 dove fu sepolto.
Anche se non figura nel “martirologio” viene ricordato come santo il 20 giugno.

VIGILIO, romano (537-555)

Vigilio fu già designato come suo successore dal suo terzo predecessore, ovvero Bonifacio II. Diacono di nobili origini romane fu imposto quale pontefice dal generale Belisario, proconsole dell’imperatore Giustiniano al popolo cristiano di Roma il 29 marzo 537.
Dopo tre precursori riuscì ad avere la “Tiara” ( nda: copricapo pontificio a forma ogivale con inserti di pietre preziose e perle nonchè tre corone sovrapposte, ad indicare i tre regni della Santa Trinità), grazie ai buoni auspici raccolti durante la sua permanenza a Bisanzio in qualità di “apocrisiario pontificio” (ambasciatore, odierno nunzio apostolico), prima della morte del suo predecessore Silverio (11 novembre dello stesso anno) e dopo la sua deposizione ordinata dall’ imperatore ed imposta con un provvedimento pontificio.
Il regno di San Vigilio fu contraddistinto da due periodi indivisibili tra di loro ma nello stesso tempo contrapposti.
La sua imposizione ed i primi anni furono segnatamente marcati dal quasi totale assoggettamento del mondo cristiano alle volontà dell’ impero d’oriente e più segnatamente alle volontà di due donne: Teodorica, moglie di Giustiniano ed Antonina, moglie di Belisario.
Anni durante i quali imperversarono corruzzione, simonia, abbandono dei principi fondamentali della Chiesa cristiana e quindi dissolutezza dei costumi, fino alla delegitttimazione delle strutture sane della stessa Chiesa cristiana.
Lo stesso papa Silverio, deposto ed umiliato fu fatto assassinare da Antonina attraverso il suo sicario Eugenio, non senza avergli procurato prima una sofferenza di stenti e percosse.
Un empito di cristianità si ebbe da questo papa nel 543 quando Teodora impose al papa di reintegrare nei ranghi eclesiastici Antimo ( ex patriarca di Bisanzio) e quindi, in pratica di ammettere in seno alla Chiesa romana l’eresia monofisista.
La risposta di Vigilio fu : “…per quanto mi senta indegno, sono sempre il rappresentante del beato apostolo Pietro, rivestito della stessa dignità dei miei venerabili predecessori, Silverio ed Agapito che già condannarono Antimo”
La reazione da parte di Giustiniano, irretito dalla moglie, non si fece attendere, con la promulgazione dell’editto bizantino dei “Tre Capitoli” , mediante il quale fece diventare imperativa la condanna delle teorie di: Teodoro Mopsuestia, Teodoreto di Ciro e di Ibas di Edessa e di conseguenza l’affermazione dell’eresia monofisista, contro quanto era stato stabilito dal Concilio di Calcedonia.
La chiesa d’ oriente accettò l’editto pur rimanendo sconcertata ed in attesa delle reazioni di Roma.
Non essendoci state reazioni da parte del pontefice questi fu praticamente arrestato, mentre si trovava a dir messa nella chiesa di Santa Cecilia in Transtevere e condotto a Costantinopoli, dalle truppe imperiali capitanate proprio da Antimo.
Non vi furono reazioni tra la popolazione che non si rese conto della situazione o forse perchè memore di come il pontefice fosse arrivato al soglio di Pietro. Vigilio arrivò a Costantinopoli il 25 gennaio del 547 dove nel suo più totale isolamento di palazzo Placidia ( sede degli apocrisiari pontifici) subì una fortissima pressione psicologica che lo portò a sottoscrivere l’editto dei Tre Capitoli.
L’ 11 aprile del 548, in occasione della Pasqua la cosa fu resa nota al patriarca Menas tramite uno scritto denominato “Judicatum” .
Menas, ricevuto l’atto, scatenò il putiferio facendo insorgere tutti i vescovi d’occidente, dell’ Illiria, della Dalmazia e dell’ Africa conosciuta, arrivando fino alla scomunica dello stesso pontefice.
Vigilio ritrattò e ritirò il suo “Judicatum“. Giustiniano emanò un nuovo editto a conferma del precedente che fu riconfermato dai vescovi d’oriente.
Non fu l’ultimo atto ondivago di Vigilio (forse anche perchè lo stesso anno morì Teodora) e con grande fermezza scomunicò i vescovi che aderirono al secondo editto riguardante i Tre Capitoli.
Intanto gli anni trascorsero, nell’ agosto del 551, sentondosi minacciato si rifugiò nella Basilica di San Pietro in Ormisda, sempre a Bisanzio, dove fu però raggiunto dalle guardie imperiali e riportato a palazzo Placidia.
La notte del 23 dicembre 553 assieme al vescovo di Milano che lo accompagnava riuscì a calarsi da una finestra e raggiungere un imbarcazione che lo portò a Calcedonia.
Il 2 febbraio 552 Vigilio emanò un enciclica contro l’ imperatore. Giustiniano senza più l’influenza di Teodorica subì il colpo ed inviò presso di lui Belisario in qualità di ambasciatore con l’intento di riportarlo a Costantinopoli :
Vigilio ritornò a Costantinopoli con la speranza di far indire un nuovo concilio a Roma. Giustiniano intende invece convocare un concilio proprio a Bisanzio e lo indice per il 5 maggio 553. Il pontefice ormai ammalato del “mal della pietra” (calcolosi) non partecipò, ma il concilio condotto dal patriarca Eutichio ( successore di Menas, deceduto l’anno prima) condannò comunque gli editti giustinianei e riconfermò i dogmi del concilio di Calcedonia.
L’esito del concilio non fu di gradimento dell’imperatore, il quale per tutta risposta dispose la Cancellazione del nome del pontefice da tutti “dittici ” dalle chiese imperiali. (nda: dittico = due tavole lignee, incernierate tra loro, solitamente lavorate a bassorilievo sull’esterno, mentre internamente recavano figure sacre incise nella cera, in pratica la primogenitura dell’arte ikonografica).
L’ultimo atto ondivago di Vigilio fu l’ ulteriore ritrattazione di tutta la sua posizione, forse ritenendo più auspicabile una sua deposizione da parte della Chiesa cristiana che il martirio, infatti il 23 febbraio scrisse una lettera al patriarca Eutichio, spiegando i motivi della propria adesione ai voleri imperiali.
Il 13 agosto del 554, Giustiniano emana la “Prammatica Sanzione” con la quale il papa fu associato all’amministrazione bizantina ed il futuro pontefice poteva essere eletto solo previa approvazione imperiale.
Dopodichè Vigilio fu libero di ritornare a Roma.
La morte lo colse a Siracusa, nel suo viaggio di ritorno, il 7 giugno 555. Le sue spoglie furono sepolte nel cimitero di Santa Priscilla a Roma.

PELAGIO I, romano (556-561)

Alla morrte di Vigilio, il clero romano avrebbe eletto sicuramente Marea ( nda: probabilmente il patriarca di Alessandria d’Egitto o comunque un presule che proveniva dalla provincia di Alessandria avendo lo stesso nome del lago a sud della stessa città : Mareotis, odierno Maryut).
Purtroppo Marea morì nell’agosto del 555 dopo a soli due mesi dalla morte di Vigilio.
Il soglio pontificio rimase incustodito fino al 16 aprile 556, quando ancora una volta fu imposto da Giustiniano papa Pelagio I .
Pelagio aveva avuto un cursus honorum di tutto rispetto:
– nobile di discendenza romana
– arcidiacono della Chiesa di Roma
– Vicario di papa Agapito sostenne l’assedio di Roma contro il re dei goti Totila
(ottobre 545 -17 dicembre 546)
– Apocrisiario ovvero nunzio apostolico a Bisanzio sotto il pontificato di Vigilio,
quando quest’ultimo fu praticamente recluso a Costantinopoli.

Fino ad essere promotore degli atteggiamenti ondivaghi e bizantini del suo predecessore (nda: in altre parole, l’imperatore impose il cattivo consigliere di tre pontefici, pro domo sua ).

Dall’altra parte la comunità cristiana continuò a procedere, seppur a piccoli passi, verso la convinzione ortodottica determinata dal concilio di Calcedonia.
In altre parole quello che facesse, imponesse, discriminasse o disfacesse l’imperatore e la sua burocrazia bizantina, poco importò a tutto il resto del mondo, ivi compresa l’imposizione del pontefice di Roma.
La sua reverenza verso l’ impero romano d’oriente non consentì alla comunità cristiana di evolversi ma la costrinse , suo malgrado, ad una involuzione il cui frutto sarà l’ origine, poco più di un secolo dopo, di una fede teologica monofisista ovvero l’ ISLAM di Maometto.

Tra i misfatti di questo pontefice si annoverano ulteriormente:
-la sottoscrizione “in toto” degli editti giustinianei riferiti ai “Tre Capitoli”;
-il mandato di assassinare il suo predecessore Vigilio;
– la morte di Paolo patriarca d’alessandria;
-le processioni che vennero sempre presidiate dall’esercito imperiale a seguito del generale Narsete;
-lo scisma con i vescovati di Ravenna ed Aquileia.
Per contro, In nome di “DIO SOLDO” riuscì però a portare a casa una miriade di benefici per Roma e soprattutto per i suoi abitanti.
( nda: difficile dire se un padre si sarebbe comportato in maniera diversa, pur di riuscire a mantenere la propria famiglia. Certo è che quel padre riuscì a far sopravvivere non solo la propria famiglia ma l’ intera comunità cristiana di Roma e della penisola italica).
Pelagio I morì il 4 marzo del 561 e fu sepolto nel sagrato della basilica di San Pietro in Roma.
Il suo nome non figura nel martirologio nè sul calendario universale.(nda: varrebbe la pena, nonostante tutto, di rivisitare la sua figura in maniera più pragmatica!)




GIOVANNI III, romano (561-574)

Nonostante il suo regno sia durato ben tredici anni, di questo pontificato non si ebbero molte notizie,comunque di sicuro vi è che l’ arcidiacono Catelino, di nobili origini romane cambiò il suo nome in Giovanni III, quando fu acclamato al soglio dell’apostolo Pietro nel 561…( nda: nemmeno la data certa è nominata nel liber pontificalis )

Le uniche notizie si rivolgono alle piccole o grandi opere architettoniche prodotte nella ristrutturazione della basilica intitolata ai Santi Filippo e Giacomo in Roma.

D’altro canto l’ impero d’oriente era ben riuscito a mettere il “silenziatore” a tutta la comunità cristiana dell’ epoca, nonchè al suo MASSIMO RAPPRESENTANTE, sperando di far prevalere la dottrina monofisista.
Per contro e paradossalmente si schierarono in opposizione tutte le orde barbariche ivi comprese quelle longobarde di Alboino.
Giovanii III purtroppo non ebbe storia perchè la comunità non riuscì più a specchiarsi in una figura che non veniva eletta ma imposta dal potere imperiale.
L’ unica data certa fu quella della sua morte, che avvenne il 13 luglio del 574.
Le sue spoglie furono deposte nel sagrato di San Pietro.

ps: (nda: quando si parla di sepoltura nel “sagrato“… non si deve intendere il moderno luogo antistante la chiesa ma il vero luogo di per sè nominato, ovvero il cimitero che occupava esattamente la parte antistante l’ entrata di una chiesa e normalmente si estendeva su ambo i lati delle pareti dello stesso edificio)

BENEDETTO I, romano (575-579)

Già vescovo in Roma fu insediato il 2 giugno del 575, dopo quasi un anno di vacatio del soglio pontificio.
I tempi non consentirono, probabilmente, una decisione più solerte a causa della sempre più evidente spaccatura tra i vari poteri imperiali: l’ oriente contro l’occidente ed allo stesso tempo le varie eresie o interpretazioni teologiche.
Veti sopra veti contro posizioni diverse e contrapposte. Dogmi e scomuniche vicendevolmente promulgate. Assedi e liberazioni, guerre gli uni contro gli altri portarono…dimenticando la vera dottrina di Cristo.
Benedetto I fu considerato il terzo pontefice a cambiare il nome di battesimo dopo l’elezione. La tradizione lo vuole battesimato come Bonosio, ma di più non è dato sapere. D’altro canto i longobardi furono alle porte per non dire all’interno di Roma stessa. Le comunicazioni praticamente interrotte ed i cristiani rintanati nuovamente nelle catacombe.
Nulla valsero gli sforzi dell’ imperatore Giustiniano II che riuscì ad inviare ad Ostia navi cariche di grano, dirottate dall’ Egitto.
Le orde di Alboino prima, di Clefi e di Anàrchia avevano già conquistato tutta la cispadania saccheggiando e sottomettendo tutte popolazioni fino a minacciare, appunto, la stessa città di Roma, ormai non più “caput mundi” ( nda: vedi cronologia – “i longobardi” ).
Benedetto I morì il 30 luglio (nda: ma altri storici sostengono la data del 13 luglio ) del 579 trovando l’eterno riposo del sagrato della basilica di San Pietro.

PELAGIO II, romano (579-590)

Figlio del goto Ugildo, romano di nascita fu consacrato al soglio di San Pietro il 26 novembre 579, dopo quattro mesi di vacatio .
Anche lui come il suo predecessore non ebbe l’ imprimatur dell’ imperatore d’ oriente diversamente da come aveva stabilito Giustiniano attraverso i suoi editti.
L’ assedio dei longobardi non stava dando tregua così come la carestia. Le poche milizie, assieme ad altre navi onerarie, inviate da Tiberio, non aveva servito a molto.
Con un gran contributo in oro, “Roma al di la del Tevere” riuscì però a far ritirare le truppe di Zotto, duca di Benevento, alleato di Autari, figlio di Clefi, ed a sua volta una sorta di re tribale dei longobardi, il quale non mancò comunque, durante la sua ritirata di distruggere e depredare il neonato monastero Benedettino di Montecassino.
Negli anni del suo pontificato, Pelagio II tentò una prima azione diplomatica con il popolo dei franchi , attraverso il vescovo di Auxerre, allora governato da un tetrarcato politribale con a capo Clotario I, Gontrano, Chilperico e Sigeberto, ma senza ottenere grossi risultati.

Tentò, in seconda battuta, di ricomporre lo scisma di Aquileia (nda: da sempre, molto più vicina alla Chiesa d’ oriente che non a Roma), ma senza successo; infatti nonostante gli anatemi pontificali, il patriarca di Aquileia ovvero di Bisanzio, sotto l’egida del nuovo imperatore Maurizio si proclamò: “patriarca ecumenico”. (Nda: se una traduzione si potesse dare… sarebbe l’equivalente di “papa” – Dopo lo scisma dei “Tre Capitoli”, voluto dall’imperatore Giustiniano, sembra che la sede episcopale del patriarca di Bisanzio, sia stata volutamente spostata ad Aquileia per poter contrastare l’ormai quasi inesistente Roma. Dal punto di vista storico, Aquileia assieme a Grado e Altino, diedero successivamente vita a Venezia, proprio grazie alle mire dell’impero romano d’oriente ed alle successive invasioni di “mille” popoli provenienti dai quattro angoli di quel mondo fino ad allora ancora poco conosciuto ed alle contapposizioni tra gli uni e gli altri.)

Gli ultimi colpi inferti ai cristiani di questo pontificato furono due sciagure naturali: lo straripamento del Tevere del 589 e la lues inguinaria dell’anno successivo (nda: peste bubbonica importata dalle navi annonarie provvenienti dall’ Egitto).
Beato Pelagio II morì di pestilenza il 7 febbraio 590 e fu sepolto nel sagrato di San Pietro.
Viene ricordato nel giorno successivo la sua morte: l ‘ 8 di febbraio.

GREGORIO I MAGNO, romano (590-604)

Nacque probabilmente nel 540 da Giordano della nobile famiglia degli Anici (nda: famiglia originaria di Preneste – tra i quali si annoverano il console Lucio Anicio Gallo (ricordato per la vittoria contro Genzio re di Illiria-168 a.c.- e successivamente gli imparentamernti con le famiglie degli Amnii, Pincii, Petronii, Annii e Achenii, nonchè per la discendenza dagli imperatori Petronio massimo e Olibrio, ivi compreso il filosofo Boezio) e dalla madre Silvia.
Non solo, quella famiglia di cotanto lustro diede tali natali ma potè anche annoverare anche uno dei primi pontefici: Felice III.
In altre parole dopo aver fatto grande l’impero si apprestò a rendere grande il mondo cristiano attraverso una delle più totali dedizioni alla fede ed alle tradizioni cristiane.
Gregorio, Inizialmente non si dedicò completamente alla cristianità ma preferì seguire piuttosto una vita politica che lo portò ad essere nominato prefetto di Roma (572), da Giustiniano II.
Carica che in pratica riassumeva i poteri vicariali dello stesso imperatore in terra italica e sulle sue pertinenze.
Ma, gli usi ed i costumi di quel tempo, ovvero la moralità comunemente intesa non dovettero però essere dei più consoni, nel modo di intendere la vita dello stesso futuro pontefice, così come probabilmente abborrì le congiure di palazzo, bizantine o meno che queste fossero e dopo aver abbandonato gli interessi politici decise di abbracciare totalmente la fede di CRISTO.
Il suo status non potè comunque prescindere dagli impegni imperiali e clericali e quindi fu nominato ( da Benedetto I) apocrisario ovvero nunzio apostolico in Costantinopoli dove rimase dal 579 al 586.

Il suo ritegno verso quel tipo di società non gli consentì oltre pertanto, dopo aver definito i suoi interessi ed impegni sociali si dedicò esclusivamente alla vita monastica ( nda: nessuno me ne voglia per le mie elucubrazioni ma, si potrebbe definire l’antesignano della vita monastica, devota e sociale così come la interpretò, più di cinquecento anni dopo: San Francesco).

Dilapidò tutte le sostanze di famiglia a favore dei poveri e nella costruzione di chiese ovunque fosse stato possibile erigerne una.

Nel mentre i longobardi erano già in Roma, Gregorio si trovava quale abate nel monastero del Celio (uno dei tanti da lui stesso eretto) dove ricevette la nunziatura dell’incoronazione a papa. Correva il giorno 3 settembre dell’ annus domini 590. ( nda: ancora una volta dopo sette mesi di vacatio ).

Grazie alle intercessioni di Costantina, del fratello Teoctista, figli dell’imperatore di Bisanzio Tiberio, e di Maurizio fratello dello stesso imperatore, nonostante Gregorio avesse già iniziato a predicare la totale indipendenza della Chiesa dai poteri temporali, ricevette l’assenso imperiale all’investitura (nda: assenso dovuto agli editti giustinianei).

Durante il suo pontificato dovette far fronte oltre ai longobardi anche a tutta una serie di disgrazie naturali, dalla siccità alla carestia per finire alla pestilenza.
Ciò nonostante in papa Gregorio si ritrovano, in grado eminente, tutte le qualità dell’uomo di governo, il senso del dovere, della misura e della dignità. In lui lo storico protestante Harnack ammirò “la saggezza, la giustizia, la mitezza, la forza di iniziativa, la tolleranza”.
Mentre, Bossuet lo ritenne ne “il modello perfetto di come si governa non solo la Chiesa” ( nda: in questo caso si potrebbe ritenere un antesignano di Machiavelli).
Non a caso la sua mitezza di carattere, la sua umiltà e devozione riuscì a cristianizzare tutti le popolazioni anglosassoni, franche e longobarde, perchè Gregorio non ebbe in mente il predominio dei cristiani su altri credi e quindi l’imposizione di una idea ma, l’ evangelizzazione, l’ecumenismo dell’idea stessa senza doverne rendere conto ai poteri secolari ovvero alla secolarizzazione dell’ incipit.
Tantè che proprio per essere stato di incarnato pallido (nda), non sbiadì di più nei confronti di tutti i potentati dell’epoca: ebbe dell’incredibile l’ organizzazione della la difesa di Roma minacciata da Agilulfo, col quale intesse poi rapporti di buon vicinato.

Amministrò la cosa pubblica con puntigliosa equità, supplendo all’incuria dei funzionari imperiali.
Ebbe cura degli acquedotti; favorì l’insediamento dei coloni eliminando ogni residuo di servitù della gleba.
Animato da zelo, promosse la missione in Inghilterra di S. Agostino di Canterbury.
Capace di allargare lo sguardo oltre i confini della cristianità, non sdegnò le cure minute della vita quotidiana. Poco prima di morire trovò il modo di far pervenire al vescovo di Chiusi un mantello per l’inverno.
L’epistolario ( sono 848 lettere tramandate ) e le omelie al popolo documentarono la sua molteplice attività. Ovunque lasciò un’impronta, come nella musica in campo liturgico con la promozione del canto “gregoriano”, così come la sua familiarità con la Sacra Scrittura appare dalle Omelie su Ezechiele e sul Vangelo, mentre i Moralia attestano l’ammirazione in S. Agostino. Profondo influsso nella spiritualità esercitò il suo Liber regulae pastoralis.

Gregorio I definito successivamente San Gregorio Magno morì a Roma il 12 marzo del 604 e fu sepolto in, (non nel sagrato) San Pietro.
L’ iscrizione sulla lapide lo definisce ancor oggi consul dei .
(Pontefice Dottore e Santo della Chiesa Romana ed Apostolica viene ancor oggi festeggiato il 3 di settembre.)

SABINIANO, della Tuscia (604-606)

Nato a Blera ( nella Tuscia – odierna Toscana e provincia di Viterbo- anticamente Blera , poi Bieva ed infine nuovamente Blera). Dopo essere stato diacono, fu nunzio apostolico di Gregorio Magno a Costantinopoli (595) quando, ancora una volta il patriarca di Aquileia tentò di autoproclamarsi “patriarca ecumenico”. La mancata trasmissione degli atti di quella nuova presa di posizione che poteva solo far intravvedere un nuovo tentativo scismatico provocò, in Gregorio una reazione molto dura che si concluse con una reprimenda ed il rientro a Roma del futuro pontefice.
Dopo la morte di Gregorio Magno fu comunque Sabiniano a salire il soglio pontificio, anche per i buoni auspici della corte imperiale di Bisanzio la quale fece pervenire la sua conferma il 13 settembre del 604 dopo sei mesi di vacatio.
Il suo pontificato, anche se di breve durata, non fu ricordato come un fulgido esempio di carità cristiana, forse proprio per la diversità di vedute con il suo predecessore.
Di fronte alle malattie ed alla carestia che continuò ad imperversare, diversamente da Gregorio, fece aprire i pontifici granai ma solo a pagamento.
A nulla valsero le proteste e le piccole ribellioni popolari che furono respinte in maniera mlitaresca.
L’ odio per il suo predecessore e la gelosia lo fece dire che “Gregorio, pur di farsi lodare, avrebbe sfamato il mondo intero!”
Sabiniano, al di la della leggenda che lo vorrebbe defunto in seguito alle percosse somministrategli con il pastorale, dallo stesso Gregorio apparsogli in sogno, morì effettivamente di morte violenta il 22 febbraio del 606 ma, in conseguenza ad una insurrezione popolare.
Le spoglie riuscirono ad essere deposte nel sagrato di San Pietro dopo una lunga peripezia che vide il corpo trasportato da San Giovanni in Laterano, attraverso vicoli nascosti lungo le mura di porta San Giovanni ed attraverso ponte Milvio.